La notte di fuoco
“Sono nato due volte: la prima a Lione, nel 1960, e la seconda nel Sahara, nel 1989”.
Questa affermazione è la chiave interpretativa del libro dello scrittore e autore teatrale Eric-Emmanuel Schmitt.
E allor andiamo a scoprire cos’è successo in quel 1989. Un gruppo di escursionisti francesi parte da Tamanrasset per una spedizione di 10 giorni a piedi, nel cuore del Sahara. Non si tratta di turisti ordinari, ma di gente motivata: c’è Gerard, il regista che deve girare un film su Charles de Foucauld, c’è l’astronomo Jean-Pierre, c’è il geologo Thomas… e c’è un giovane scrittore di 28 anni, Eric -Emmanuel Schmitt, chiamato da Gerard a scrivere la sceneggiatura del film su De Foucauld. Ad un certo punto il giovane Eric si perde, di notte, nel deserto, senza cibo, né acqua… Vivrà in quella notte un’esperienza mistica che lo segnerà per tutta la vita e che, solo dopo 25 anni, rivelerà pubblicamente. Cos’è successo in quella notte all’ateo e razionalista Schmitt? Siamo in presenza di una conversione o di che cos’altro? Il titolo del libro “La notte di fuoco” si rifa ad un’analoga esperienza, quella vissuta il 23 novembre 1654 da Blaise Pascal, razionalista, filosofo, matematico. Dio l’aveva folgorato e per tutta la vita porterà nella fodera della giacca il racconto di quella notte, che chiamerà, appunto, “la notte di fuoco”. L’esperienza di Schmitt sembra di altro tipo. Nell’epilogo del libro scrive: “Durante la mia notte nel Sahara non ho imparato niente, ho creduto” e aggiunge: “Se mi chiedono: Dio esiste? Io rispondo: Non lo so, perché filosoficamente rimango agnostico, che è l’unica posizione sostenibile con la sola ragione. Però aggiungo: Credo di sì”.