Sazi da morire

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Claudio Risè San Paolo Editore – Euro 14,50

Claudio Risè è psicoterapeuta, psicanalista, docente universitario e giornalista. Da oltre trent’anni lavora sulla psicologia del maschile e sui problemi derivanti dalla crisi della figura paterna. Tra i suoi libri, tradotti in molti Paesi europei, ricordiamo: “Il Padre l’assente inaccettabile” (San Paolo), “Il Padre. Libertà, dono” (Ares) e da ultimo, “Il maschio selvaggio /2” (San Paolo).
In “Sazi da morire”, che porta il significativo sottotitolo “Malattie dell’abbondanza e necessità della fatica”, l’autore parte da una constatazione: la nostra civiltà è ricca ma non felice e l’infelicità, paradossalmente, deriva dalla troppa abbondanza. Si assiste a un vero e proprio culto del troppo: troppi soldi, troppo cibo, troppi zuccheri, troppi grassi, troppe droghe… troppo di tutto. La civiltà di oggi è vittima di una malattia sempre più diffusa: un continuo oscillare dal delirio di onnipotenza e dalla volontà di godimento illimitato a una sostanziale impotenza e depressione. Siamo assillati da un bisogno di essere riempiti di materie adulterate e avvelenanti. Evitiamo la fatica fisica e ci consegniamo così alla sedentarietà e all’astrazione senza mai camminare veramente con i piedi per terra. La trinità di inizio millennio (piacere- ricchezza-immagine) ha prodotto un ego ipertrofico e disperato incapace di vedere realmente l’altro.
Ma è proprio quando un’intera civiltà rischia di scoppiare che può rinascere, riscoprendo qualcosa che sia veramente vita.
“Mentre i media tempestano – conclude l’autore – con il mito del robot che ti porta la colazione a letto, chi ha più senso vitale torna a farsi il pane… C’è ancora voglia e urgenza di essere, non di consumare”.